There's always something missing

Westkust - Ladt Forever

"Sono in ginocchio, la vita se ne sta andando e nessuno se ne accorge, ma non c'è proprio niente che io possa fare": il ritornello di Dishwasher racchiude gran parte dei temi di Last Forever, l'atteso album di debutto dei Westkust pubblicato da Luxury. Tutta la dirompente frustrazione di questi giovani e disillusi ragazzi svedesi si propaga in una complicata serie di negazioni, disseminate lungo tutti i testi di queste nove canzoni: "I don't know what to do", "I don't give a damn", "I don't believe", "I don't want to be". Un conflitto tenace e persistente, in cui tutto il male che ci siamo fatti scoppia insieme a tutte le nostre contraddizioni. La musica dei Westkust rispecchia questo irrequieto groviglio in un formidabile collisione tra rumore, velocità e melodia, con un risultato che mi lascia euforico. Prende la forma dello shoegaze (vedi l'esplicita citazione dei My Bloody Valentine nel pitch bend in coda a Swirl), tra riverberi, strati su strati di distorsioni e melodie stellari. Ma nei Westkust c'è di più: questo è un suono a cui reagisco con un pogo furibondo e non ciondolando in un angolo da solo. Questa è una musica che fa stringere i pugni, scalciare il cielo e andarsi a prendere tutto quello che bisogna prendere: "it's time to grow / it's time to go". Anche in un piccolo capolavoro jangle come 0700, in cui il gioco di contrasti tra le due voci di Julia Bjernelind e Gustav Andersson sembra trovare per un attimo una via più docile, i Westkust sono costretti a riconoscere "there's always something missing". Tutto esplode nel crescendo supersonico del gran finale Another Day, che mi ha ricordato un'altra fondamentale band svedese, i Broder Daniel, anche loro essenziali per provare a capire qualcosa di questa adolescenza splendente e dolorosa.
Con i Westkust era stato per me amore a prima vista, sin dal loro dieci pollici di debutto del 2012. Se dovessi trovare un piccolo difetto oggi a questo album è proprio la scelta di avere incluso un paio di singoli già noti come Summer 3D e Weekends, invece di aggiungere qualcosa di nuovo, ma di fronte al lavoro nella sua interezza e nella sua coerenza si tratta di dettagli. Last Forever dei Westkust, scintillante di frastuono come si conviene a questa età, è uno dei migliori dischi indiepop dell'anno. E anche se in apparenza "non c'è proprio niente che io possa fare", la musica, questa musica, rimane la risposta migliore.

(mp3) Westkust - 0700
(mp3) Westkust - Summer 3D

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