Seasons of the stereo

iji - Whatever Will Happen

È tardi, sto guidando e tutte le stagioni si confondono nei ricordi. La radio di notte racconta che è difficile aspettare l’amore giusto, l'amore che conta, e mentre ascolto mi metto a pensare se è una cosa che parla di me oppure no. Alcune canzoni le conosco, altre le avevo dimenticate, ma tutto scorre calmo, sono al centro del sogno e sono sveglio. Un groove disteso, una linea di basso che si insinua morbida, un sassofono sornione che ti accarezza. Whatever Will Happen è il nuovo album di Iji (credo si pronunci più o meno come una parola spagnola inventata), formazione guidata da Zach Burba per oltre un decennio, con una produzione copiosa e multiforme. Per la prima volta il cantautore di Seattle (ma originario dell'Arizona) ha portato il suo progetto dentro un vero e proprio studio di registrazione, coinvolgendo musicisti provenienti da band come Pill Wonder, Sick Sad World, Heavy Petting e Mega Bog. Il risultato è questo pop elegante che tiene assieme elementi di disinvolto soft-rock, sensuale funk notturno e schegge di sperimentazioni più introverse. Tornano in mente alcune cose del Destroyer più recente, ma Burba in realtà elenca influenze più complesse, dagli Eagles al jazz, da Laurie Anderson ad Arthur Russell. Per me, il suono a cui ambisce questo disco è descritto alla perfezione da un verso di Hard To Wait: "that world that may only truly be between closing your eyes and drifting off to sleep". C'è una brezza che arriva a sfiorarti, dentro queste canzoni, come certe notti d'estate, o forse come soltanto il ricordo di una notte d'estate di molto tempo fa, e che non ti ha mai abbandonato del tutto. Quel desiderio di scrollarsi di dosso ciò che siamo, come in un sogno, senza l'insopportabile impazienza dei nostri giorni, e abbracciare l'amore che ci aspetta dall'altra parte di questo lungo, lunghissimo viaggio. Insegne di stazioni di benzina, cartoline sbiadite, file di palme che delimitano un parcheggio, nomi di città tutti in fila, semplici colazioni che ti fanno sentire a casa. “Il sole sorge sopra il Burger Mart e mi elegge Poeta Laureato del MiniVan”: dentro questo motto infilato tra i crediti del disco Iji sembra condensare la sua poetica. Puoi quasi vedere il colore di quest'alba suburbana, annusare l'odore del caffè nella tazza di polistirolo, mentre le canzoni sfilano dolci una dopo l'altra, come svincoli di un'autostrada che arriva fino a te.



Iji - Hard To Wait

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